Femminismo: lo stai facendo male…

Mi ritrovo a notare un piccolo, ma costante, incremento dell’attività social di profili che hanno come contenuto una sorta di difesa della posizione maschile. E non nego che lo trovo non solo positivo, ma anche necessario, perchè il senso del femminismo negli ultimi 5-10 anni è stato assurdo.

Certo che l’uomo ha avuto una posizione privilegiata per millenni. E certo anche che ora la civiltà è abbastanza matura da riequilibrare le cose. Ma dovrebbero essere equilibrate, non sbilanciate dall’altra parte. Perchè peggiorare i contrasti tra i generi attraverso degli stereotipi di genere non porta nulla di buono a nessuno.
Vorrei ricordare due esempi: il primo è il libro “Odio gli uomini” di Pauline Harmange, uscito intorno al 2020, in cui lei dice che gli uomini “non li ascolta nemmeno perchè servono solo a procreare e che le femministe fan bene a odiare gli uomini”. Provate a pensare cosa succederebbe se un uomo scrivesse l’opposto. Dice che tutti gli uomini sono violenti, vigliacchi, pigri e egoisti. E che li odia tutti a priori.

Ora, per quanto possa sembrare chiaro a un 80-90% del genere umano quanto tali affermazioni siano insensate e nocive, il 10% che le ritrova opinionabili o addirittura giuste è anche quello che fa il 90% del rumore, generando una società dove molte donne usano questa sorta di femminismo per garantirsi vantaggi sociali o per una sorta di validazione prendendo una posizione di eterne vittime.
E qui si arriva al secondo esempio, “Self-Made Man” di Norah Vincent. Lei era una giornalista, ha deciso di travestirsi da uomo e vivere come tale per 18 mesi in ambienti tipicamente maschili, ed ha affrontato anche alcuni appuntamenti con donne, circa 30.

Vincent osserva che la mascolinità implica isolamento, sofferenza e costante pressione a nascondere le emozioni. Da questo nasce una maggiore empatia verso gli uomini: “Gli uomini stanno soffrendo e han bisogno della nostra compassione”

Questo è quindi il punto: ci sono molte cose del femminismo vero che andrebbero difese. Norah ha subito gli effetti di questo esperimento, finendo in depressione, cercando supporto nella terapia e finendo la sua vita volontariamente in Svizzera (anche se le motivazioni, pur relative alla depressione, potrebbero non essere assolutamente collegate a questa esperienza). Lascio una parte della sua intervista da un punto cruciale:

Problemi differenti, e non voglio discutere (nè sta a me farlo) sui dettagli dei problemi di genere nella società, ma questo costante odio sta ovviamente stancando di già. Il movimento metoo è del 2017, e a parte essere stato molto social e avere mostrato una faccia oscura quando alcune donne ne hanno iniziato a fare un teatrino, oramai, dopo avere avviato il giusto senso di indignazione e aver spinto la gente a guardare a certi problemi, ha stufato anche le donne, soprattutto quelle che non vogliono privilegi e non vogliono piagnistei. Il femminismo del “tra l’uomo e l’orso scelgo l’orso” piace solo a chi ha una certa mentalità, bassa a mio avviso, per questo molte donne se ne stanno tirando fuori.

E questo dà vita a nuovi canali social dedicati alle posizioni veramente femministe di uguaglianza. Alcuni esempi sono anche italiani, vorrei soffermarmi soprattutto sui canali gestiti da donne, perchè la trovo una cosa molto positiva. Uno è “Pro o Contro podcast” di cui vi metto uno dei tanti video qui sotto

Ci sono altri profili in altri social che sono veramente interessanti, e lo ripeto, promuovono uguaglianza (e questo vuol dire attaccare standard comportamentali differenti tra uomini e donne, comportamenti negativi e opinioni turbofemministe), non maschilismo o finto femminismo. I tre che vi suggerisco, portati avanti da donne, sono in inglese: uno è Roma Army, inglese, che è un pochetto aggressivo su certi concetti ma questo è quanto, la seconda, e forse la mia preferita, è EmilyWKing, perchè cerca di capire e non è per nulla aggressiva con nessuno, anzi, è molto precisa in quello che dice. La terza mette i suoi concetti in video con un pizzico di ironia, The Lady J.

Con questo direi che va spesa l’ultima frase a ricordare che come società, abbiamo un dovere morale di difendere tutti, e che entrambi i generi sono violenti, e lo sono principalmente contro coloro che ritengono più deboli. Per questo gli elementi più deboli della società vanno difesi di più. Stay tuned!

E se fosse sempre colpa nostra?

La gente ama lamentarsi, ma non ama analizzare le situazioni, e neppure prendersi colpe. Io per lavoro cerco di evitare di dare colpe, ma cerco anche di fare analisi e autoanalisi per dare feedback. E ci sono alcuni temi su cui penso che il mio punto di vista non dovrebbe essere preso per “corretto” ma dovrebbe quantomeno venire considerato, spenderci quei 10 minuti.

Influencers e giornali con articoli clickbait
Dopo il caso della Ferragni ho iniziato a leggere molte opinioni su quanto faccia schifo la società che segue caprinamente gli influencers. A parte che non capisco molto la connessione tra le due cose: la Ferragni è accusata di avere più o meno frodato gli acquirenti, cosa ci azzecca il fatto che la gente la segua?
Comunque, mi trovo in disaccordo su questa opinione: prima seguivamo giornalisti, che spesso erano più giornalai, e pensavamo che il giornalismo fosse marcio solo in base all’orientamento politico della testata. Tornerò sul tema giornali, ma… spostare la ricezione di informazioni da organi a cui devolviamo tale autorità a persone singole dovrebbe indurci a ridiscutere il nostro bias di principio di autorità (quel bias che ci fa credere che una persona autorevole abbia ragione anche quando dice cazzate su cose di cui non sa nulla). Quello che intendo è che, se i giornali erano considerati autoritatevoli perchè “erano giornali e sapevano cosa scrivevano”, ora dovremmo andarci cauti con gli influencer perchè “sono stocazzo”.
Quindi, se seguo Barbascura (e santiddio se lo faccio) è perchè l’ho scelto, era un signor nessuno prima, e pone molta attenzione a fare peer review di quello che dice. Non ci vedo nulla di male.

Il problema dell’influencer è che dovrebbe farci rimettere in discussione il bias di principio di autorità, ma fa saltare sul carro il bias del carrozzone (quel bias che ci fa credere che una persona sia credibile se molti ci credono). Inoltre, e qui arriviamo finalmente al punto, sta a noi decidere chi seguire, ed è quindi colpa nostra se alcune persone che non sanno un cazzo su un argomento influenzano milioni di persone che li seguono per ben altro. E’ quindi colpa nostra se ballerini o truccatrici o calciatori o videogiocatori o cantanti possono lanciarsi a parlare di scienza e politica e manovrare il consenso pubblico.

Lo stesso vale per i giornali. Penso sia normale pensare che i giornalisti vogliono continuare a lavorare come giornalisti. Però, tipo 10 anni fa, la gente i giornali li comprava. Ora anzi che comprare un giornale, il cittadino medio spende quei soldi per una carta virtuale in un videogioco. Non critico come la gente spende i soldi, faccio lo stesso io, anche se non compro cose per videogiochi. Il punto è che i giornali devono sottostare a regole di mercato per sopravvivere. Magari non possiamo parlare di “colpe”, ma di sicuro è per il cambio della società che i giornali han cambiato stile nelle notizie.

Social Networks
Ecco, qui l’analisi è forse un pò più complessa, perchè i social network non sono come i giornali. I social network spesso nascono gratuiti, e come diceva più o meno qualcuno, “quando una azienda non ha nessun prodotto visibile su cui fa soldi, probabilmente il prodotto sei tu”, quindi sì, amavo i social 10 anni fa, ora nel tentativo di farsi intelligenti per catturare la tua attenzione, son diventati petulanti e fastidiosi.
Però col loro diventare sempre più “intelligenti” si ha anche un cambiamento nelle strategie di marketing, e diventa sempre più importante il ruolo del Social Media Manager per tutti i brand, ed è quello che rende l’evoluzione dei social media un pò colpa nostra: noi siamo il target, noi siamo quelli che i social tentano di persuadere, noi siamo quelli che si iscrivono sul social di turno e noi siamo quelli che imparano le tecniche dei social per lucrarci sopra.

Tutti i grandi social del passato, quelli prima di Facebook, sono morti (o quasi) con Facebook, che è lì da quasi vent’anni, e perde colpi contro Instagram, Tik Tok…
C’è un’altra analisi da fare: prima c’erano i blog, e c’è stato un periodo in cui chi voleva condividere qualcosa apriva un blog. Poi è venuto Facebook, che dava comunque un gran risalto ai post scritti. Poi Twitter, dove si iniziava a limitare la scrittura in favore di un messaggio corto. Instagram ha mosso il paradigma sulle foto: puoi scrivere ma la scrittura è second class citizen. In Tik Tok scrivere è quasi fastidioso e inutile, il focus è sul video. Io ci vedo un pattern: la gente vuole sempre meno sbattimento a leggere, a riflettere, vuole gattini e cose comiche, e l’immagine e l’apparenza è tutto.
Penso che ci lamenteremo di questo in futuro, perchè è preoccupante sia non comunicare, che non pensare, che dare valore all’immagine, e si va verso quella direzione.

Politica
Specialmente in Italia, la gente non ci crede più. E sempre più spesso i politici si fanno aiutare da esperti che giudicano i sentimenti della gente su quello che loro dicono, per capire dove conviene andare. I politici stanno quindi diventando una nuova sorta di influencers, e come tali, l’analisi è la stessa: non è forse colpa nostra se la politica è così?
Se già i politici ci inculavano con la cartavetra quando erano seri, ora che sanno che devono solo fare quello che la gente vuole, tutto ricade sulle nostre spalle. E’ famosa la serie di dichiarazioni di Salvini durante il covid, con lui che diceva di riaprire tutto o chiudere tutto in base agli umori della massa. Ma quindi è del tutto colpa nostra se la politica è diventata così, perchè ci scordiamo, e non riusciamo a neutralizzare dalla scena politica una persona che viene scoperta a fare l’idiota. La gente è più facile che esca dall’attenzione pubblica perchè fa cose impopolari (tipo Renzi finito al 2%) che non perchè fa cose assolutamente inaccetabili per un politico (tipo Berlusconi quando disse alla Merkel “Culona inchiavabile”).

Insomma, quando critichiamo la società attuale cerchiamo di capire se non dovremmo invece criticare noi stessi.
Stay tuned!

Qualcosa da dire su Amedeo, Pio, Fedez e il Politically Correct

Nelle ultime due settimane solo due notizie hanno raggiunto il mio me in cerca di isolamento da notizie fuffa. Fedez col suo monologo per il concerto del primo Maggio e il monologo “L’ironia salverà il mondo” del duo Pio e Amedeo durante la loro trasmissione “Felicissima sera”. Io penso che entrambi debbano essere accomunati perchè sono due posizioni interessanti.

https://youtu.be/p5njLdt9SFQ

Io approvo il discorso. E’ un discorso che ha decisamente senso. Quello su cui sono in disaccordo con Fedez è il palco. Il concerto del primo Maggio non è un palco per il DDL Zan, e in un certo senso quindi non lo è neppure per attaccare la Lega su questo tema. Tutto quello che dice è verissimo, non metto in dubbio la veridicità di quanto affermato, ma mi metto nei panni di uno possa sentire cose che non gli piacciono sul palco del concerto del primo Maggio. La festa del primo Maggio è di tutti, siamo in contrasto su tante cose in Italia, su ogni argomento, una volta che si può accomunare tutta l’Italia sui valori di una festa mi sembra un pò pretestuoso fare un cappello sulla festa e poi parlare di temi a piacere, per quanto giustissimi.

Detto questo se invece si sente la telefonata, il tema è andato su tutt’altri binari. Io riconosco una certa regolarità da parte della Rai nel dire che è scorretto far fare un attacco da parte di Fedez a alcuni esponenti politici che non hanno diritto di replica sullo stesso palco, nonostante Fedez aggiunga che altri artisti lo han fatto in passato (deh, oh, se si è commesso un errore in passato, ripeterlo non è mica d’obbligo). Però è ovvio che il sospetto ricada sul valore del contenuto, una difesa del DDL Zan e un attacco alla Lega, che domani potrebbe avere le mani sulla Rai.
Ovvio che poi, avendo la Rai ritrattato, non mi trovo dispiaciuto. Ovvio che le ragioni di Fedez hanno senso se il tema su cui doveva fare il discorso era “come vediamo il futuro”. Mi metto solo nei panni di un leghista che va al concerto del primo Maggio e sente qualcuno fare una tribuna politica contro le sue idee. Io, se succedesse l’opposto, un pò mi incazzerei.

Amedeo e Pio invece han fatto un monologo sull’esagerazione del politically correct. Purtroppo non lo trovo integrale da mettervi come riferimento, ma si soffermano sulle azioni invece che sulle parole, dicendo cose tipo che la parola “negro” non è da demonizzare, perchè la si può anche usare in contesti tipo “ehy negro, andiamoci a fare una pizza” mentre la parola “nero”, accettata, può essere usata per dire cose molto più discriminatorie. La stesso dicasi per “ebreo” usato come “tirchio” o “genovese”, dove i secondi non si lamentano mentre i primi sì.
Il discorso filerebbe, se non fosse sbagliato e stupido. Quello che in effetti manca a questo discorso è un pò di realismo e un pò di analisi storico sociale: a parte che dubito che voi vi rivolgiate ancora a un amico chiamandolo “negro”, ma “negro” e “ebreo” hanno un valore negativo in quanto sono parole che hanno avuto una connotazione storica, per questo le percepiamo come discriminatorie. I neri sono stati schiavizzati, segregati, resi vittime delle peggiori atrocità, e “negro” è il termine che veniva usato per riferirsi a loro, in tono dispregiativo. C’è una intera generazione che nemmeno capisce la differenza tra “negro” e “nero”, e io non la condanno, però dobbiamo cambiare questo aspetto della società, per questo è importante criminalizzare questo aspetto. Lo stesso vale per usare “ebreo” in tono negativo, quando questo è stato il punto di partenza per un genocidio perpetrato 80 anni fa: vendere gli ebrei come negativi. I genovesi sono felici di essere “parsimoniosi”, e nessuno li ha mai ghettizzati per questo. E questo spiega perchè nessuno si offende, tra i genovesi, se gli viene detto che “è genovese” per dire che è tirchio.

Infine, ragione per cui ho messo assieme questi due casi, c’è il discorso sull’omofobia: Amedeo cerca di rendere le vittime (gli omosessuali) carnefici dicendo che se la prendono, o addirittura che il gay pride è anacronistico perchè gli eterosessuali non scendono in piazza a dire “viva la figa”. Dall’altra parte abbiamo Fedez che fa di tutto per parlare del DDL Zan e condannare la Lega per le sue frase omofobe. Questo mi lascia un pò perplesso, perchè voglio dire… dove stiamo andando? Si può, in nome della carenza di rinnovamento, che ovviamente ha mosso il monologo di Pio e Amedeo, cercare di tornare nel medioevo? La società muta, e purtroppo ci sono persone che rimangono ancorate al passato, ma proprio quello dovremmo fare: aiutare chi non capisce a muoversi in una direzione e far progredire la nostra società. Una legge sulla omofobia e tutto quello che è nel DDL Zan è ancora più importante se la gente non capisce che dare del frocio a un omosessuale non è solo una battutina, a meno che non sia fatto in estrema confidenza, ma è una aggressione verbale.
I comici migliorano la loro comicità adattandola a una società che evolve, e qui si vede la differenza tra buoni e cattivi comici: se ti aspetti di fare la scenetta che inciampi sulla buccia di banana come si faceva nei peggiori cinepanettoni degli anni 80, e di portare così a casa la pagnotta, non hai capito nulla. La società ora non accetta più certi termini, ma ride di altre cose: sta a te comico cestinare ciò che oggi non fa più ridere e guardare avanti.

Tutti noi abbiamo amato i film di Bud Spencer e Terence Hill, ma erano di un’era diversa, una società diversa. Ora sono film “d’epoca”, e come tali dovrebbero essere visti, concordo nel ritenere stupide le polemiche su Via col vento o su Biancaneve, ma erano impermeati da concetti sessisti, che però a quell’epoca non urtavano nessuno, e facevano ridere.

https://youtu.be/gywSOX8hCfY?t=68

Battute tipo “Ruspa, Galina, ruspa…” o il modo in cui si approcciavano alle donne ora è condannabile. Amedeo e Pio vogliono usare quei filoni comici per sempre, ignorando che adesso non fanno più ridere, e sono attaccabilissimi. Per cui Fedez, anche se fosse sta semplicemente un pò cavalcando il carro dei vincitori, ha l’approvazione di tutti. Piaccia o no, dice cose che la società dovrebbe apprezzare. E mamma Rai in questo è sempre stata un pò conservatrice. Ragione per cui, per chiudere questo post, vi lascio questa intervista agli Elio e le storie tese del 2013

Stay tuned!!!