Arthur Conan Doyle e Sherlock Holmes

Tutti conosciamo Sherlock Holmes, il personaggio noto per l’acume e il metodo della deduzione, che usava droghe e che bullizzava il suo amico dottore con la famosa frase “Elementare, Watson!” (“Elementary, my dear Watson” – forse non tutti sanno che questa frase non compare in nessuna storia scritta da Arthur nei suoi libri). Magari non lo conosciamo per avere letto i libri, ma ne abbiamo visto film (ah, sembra che il terzo con Robert Downey Jr sia in arrivo nel 2021): personaggio tremendamente astuto, incredibilmente razionale, meticoloso, attento, studioso di scienze…

Io credo che nell’immaginario comune, il suo scrittore sia una persona che voleva supportare questo metodo deduttivo che tanto caratterizza il personaggio: la razionalita’ che lo porta a capire tutto da pochi dettagli. In realta’ il legame tra lo scrittore e il personaggio e’ antitetico: lo scrittore era infatti amante dell’esoterismo e dello spiritismo, aveva creato il personaggio proprio come critica a tutto quello che rappresentava e ne divenne frustrato perche’, per colpa del successo delle opere di Sherlock Holmes, fu “costretto” a continuare a scriverne, perche’ spinto dal pubblico, anche quello nella cerchia delle sue conoscenze.

Importante, per tale tema, fu la sua amicizia con Houdini (ne trovate menzione qui, ma anche in tanti altri documenti di riferimento): l’illusionista infatti non affermo’ mai di essere in possesso di abilita’ soprannaturali, a differenza di alcuni suoi “colleghi”, al punto che intraprese anche la strada opposta, se vogliamo, di far parte di un comitato per smascherare finti fenomeni paranormali. Venne istituito un premio per chi avesse dimostrato di essere in possesso di poteri soprannaturali, e Houdini era uno delle persone incaricate di dimostrare che i partecipanti stessero fingendo. Piu’ il suo ruolo di debunker cresceva, piu’ la sua amicizia con Conan Doyle si logorava.

Famosa e’ una lettera ritrovata, spedita dallo scrittore all’illusionista, in cui si diceva stupefatto per il numero soprannaturale che Houdini, a quanto pare, aveva compiuto alla sua presenza. Anni dopo, in alcuni appunti del mago, si scopri’ la verita’: dopo una serata di divertimento con annesse bevute, il mago fece allo scrittore un numero che in tempi moderni i padri fanno ai figli piccoli: quello di far finta di staccarsi la parte finale del pollice. Lo scrittore non capi’ mai l’inganno, e rimase ancora di piu’ deluso dall’amico quando questo tento’ di spiegargli che si trattava di un trucco.

Se vogliamo trovarci una morale, quella deve essere: non importa cosa dimostri e quanto sei acculturato, se hai una mentalita’ chiusa e credi a minchiate sara’ sempre difficile farti cambiare idea.
Stay tuned!

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